
Maria Clara Macrì
New York, Los Angeles, Londra, Parigi, non è mera peregrinazione: In Her Rooms è un viaggio interiore, è la delicata narrazione di donne avulse da qualsiasi condizionamento socio-culturale, lontane dalla propria famiglia o luogo d’origine, come senza vincoli appare essere il viaggio stesso di Maria Clara Macrì, la quale intreccia le storie delle sue muse affidandosi al destino. “As a woman I have no country. As a woman I want no country. As a woman my country is the whole world.” suona come una dichiarazione di intenti: esplorare e indagare abbandonando le radici e costruendone di nuove a ogni incontro, diventando alla fine del percorso la stratificazione di esse, la somma di tutte le stanze fotografate.
L’opera fotografica di Maria Clara Macrì è un lavoro antropologico e di scrittura, un componimento immersivo nelle sue/ her stanze, che non è altro che il suo spazio mentale, in cui la fotografa è se stessa nei corpi degli altri. Dalla grande liricità fotografica si intuisce il rapporto di forte intesa e compenetrazione tra fotografa e persona fotografata, ne è testimonianza nonostante la nudità, la naturalezza e la disinvoltura delle modelle. I ruoli si mescolano e noi spettatori assistiamo a questo rito magico, elegiaco, lo spazio privato di una stanza diventa ancora più intimo, tenero, spogliando la fotografia stessa di ogni sovrastruttura.




Le donne del destino di Maria Clara Macrì non hanno in comune soltanto l’autodeterminazione del loro vissuto, ma anche quella sottile libertà più impalpabile che la fotografa riesce a tratteggiare in uno scatto, ovvero la grazia del consueto nella quotidianità. Non vi è un range di bellezza, non ci sono corpi perfetti, fuoriesce solo l’essenza, già dalla bellissima copertina.






Dalla scrittura consistente, ritmata, con l’utilizzo di una punteggiatura emozionale e non rigorosa, si percepisce innanzitutto la forte ricerca di se stessi in quella che potrebbe essere descritta come una sorta di giungla di emozioni, tuttavia senza mai essere banale, mentre la descrizione degli incontri, della solitudine nella folla, degli spostamenti e delle città stesse ci svela un forte substrato di suggestioni che derivano indubbiamente dalla street photography. Fotografie e scrittura dialogano insieme grazie a un sapiente editing e un semplice ma attraente layout in cui il mash up tra foglietti, appunti, scotch-carta e foto analogiche creano un coerente e potente ready made.

